Qiao Liang, Wang Xiangsui. Guerra senza limiti. L’arte della guerra asimmetrica fra terrorismo e globalizzazione, Led Edizioni, Gorizia, 2001.

di Manuela Gambino

Gli autori di questo libro sono due Colonelli superiori dell’Aeronautica cinese, ma non sono tecnici o piloti, piuttosto intellettuali delle forze armate, nello specifico Wang Xiangsui lavora presso il Distretto Militare Aeronautico di Guangzhou, e Quiao Liang presso il Dipartimento Politico dell’Aeronautica, e spesso come commissari politici. Sono degli scrittori affermati che hanno concepito questo libro nel 1996, in occasione della crisi di Taiwan, e lo hanno pubblicato in lingua originale nel 1999. Tra il novembre del 1999 e il febbraio del 2000, l’Ambasciata USA a Pechino traduce e pubblica estratti del libro in quattro tempi successivi. In questo stesso periodo comincia la traduzione del libro da parte del Foreign Broadcast Information Service, ovvero il servizio della Cia che raccoglie, traduce e diffonde il materiale informativo in tutto il mondo. Ed è proprio su questa traduzione che si basa l’edizione italiana del 2016, che esce in un contesto internazionale completamente diverso. È un libro che ha avuto molto successo, così come molte critiche. C’è chi lo ha definito un parafulmine delle fobie dei neocons americani sulla minaccia cinese, o come un vademecum del terrore asiatico. Gli autori, così come indicato dal curatore del quarto libro, il Generale Fabio Mini (ex Capo di Stato Maggiore di Comando Nato delle Forze Alleate del Sud Europa, e comandante per un anno della Forza internazionale di sicurezza in Kosovo), non si aspettavano tante polemiche né in Cina, né all’estero.

È un libro che nasce come veicolo di propaganda interna, con l’obiettivo di sollecitare il pensiero e la riflessione degli addetti ai lavori. Lo scopo degli autori è cercare di dimostrare e di attenzionare il cambiamento a cui è sottoposto il concetto stesso di guerra, la sua funzione; partono dunque dalla Prima Guerra del Golfo, perché per loro è una guerra che ha cambiato il mondo, per quanto sia durata solo quarantadue giorni, e si sia verificata in un’area circoscritta. La guerra non è più guerra, ma uno scontrarsi in campi diversi, da internet, alle transazioni economiche, o al ruolo dei mass media, non più appannaggio esclusivo dei militari. Si deve andare oltre il concetto di guerra tradizionale, perché è aumentata la violenza politica, economica, e tecnologica. Gli autori si interrogano su cosa abbia portato al cambiamento, come si debbano affrontare questi cambiamenti e in che direzione conducano. Il problema non è più la gestione della potenza, ma l’eccesso di potenza. Bisogna andare oltre i limiti, ma non nel senso di non aver più limiti, quanto piuttosto di espandere ciò che è limitato e combinare i mezzi disponibili e le opportunità in più aree e direzioni. Si ispirano inoltre ai lavori di Brzezinsky e Steven Metz, citano molte pubblicazioni americane, pur facendo riferimento agli scritti classici e tipici della cultura militare marxista, leninista, moista. Ad esempio, nel capitolo “Diecimila metodi combinati in uno: combinazioni oltre i limiti”, evidenziano come il cocktail vincente dei grandi maestri della guerra (come Alessandro il Grande e i re guerrieri della dinastia Zhou) furono le combinazioni. Diventa dunque necessario combinare le organizzazioni nazionali, internazionali e non-statali, gli ambiti, andando oltre il campo del terreno di scontro, i mezzi (militari e non militari), ed infine tutti i livelli del conflitto.

Per gli autori, in un mondo in cui si è passati dal nazionale al sovranazionale, e in cui si oltrepassano costantemente i confini, (analizzano ad esempio gli enormi sviluppi tecnologici dell’information marware, il ruolo dei mass media e di internet) una occupazione territoriale immediata come quella di Saddam Hussein si è dimostrata anacronistica; è risultato invece più adeguato portare delle combinazioni sovranazionali, come la risposta americana in Iraq.
Focalizzano sul processo di globalizzazione del commercio mondiale, sul mondo finanziario, su una guerra asimmetrica, vedendo, ad esempio, la crisi finanziaria asiatica del 1996 come un atto di terrorismo, o Soros come un terrorista finanziario.
La guerra senza limiti che propongono è dunque espressione della complessità e per comprenderla sono necessari strumenti culturali e capacità intellettuali articolate. Il loro libro ha il merito di anticipare accadimenti come l’11 settembre. L’intenzione professata dagli autori non è quella di indicare un modo per attaccare gli USA, ma avvertirli del pericolo; e dal loro punto di vista, gli americani non sono stati capaci di far fronte a questo nuovo tipo di guerra, perché hanno risposto seguendo i canoni della guerra tradizionale, quando in realtà già non lo era più.

È un libro interessante, che va letto per il suo carattere anticipatore e in cui diventa fondamentale per contestualizzarlo, fare riferimento al capitolo introduttivo e conclusivo del Generale Mini, che aiuta a comprendere meglio le traduzioni e il pensiero degli autori stessi.