Recensione di Sacha Mauro De Giovanni.

Pubblicato per la prima nel 2006 a cura della casa editrice Asterios di Trieste, il libro racchiude le idee e le ricerche principali appartenenti al sociologo, storico ed economista americano Immanuel Wallerstein.

Conosciuto in tutto il mondo soprattutto per i suoi studi che hanno portato alla costituzione della prospettiva analitica del sistema-mondo, l’autore è stato docente di sociologia presso la McGill University di Montreal in Canada e presso la Binghamton University di New York fino al 1999. L’autore è nato nel 1930 a New York dove, a partire dal 1976 e fino al 2005, ha diretto il Centro intitolato a Fernand Braudel per lo studio delle economie, dei sistemi storici e delle civiltà, ha fondato la rivista Review e ha avviato i suoi scritti pionieristici sui cambiamenti sociali, raggiungendo nel 1994 la nomina a presidente dell’International Sociological Association.

Al centro del libro di Wallerstein vi è l’analisi dei sistemi-mondo e, in particolare, di quello moderno a partire da tre momenti di svolta, la cui prima fase coincide con l’allargamento nel sedicesimo secolo dei Grandi Imperi, dove il sistema-mondo moderno ebbe origine come economia-mondo capitalistica. L’imperativo alla base delle strutture economiche di questo periodo, sostiene l’autore, era l’accumulazione incessante di capitale che, a sua volta, serviva a creare un bisogno e una ricerca continua di elementi di innovazione tecnologica, ma soprattutto ad assumere una nuova concezione delle frontiere in termini di espansione geografica, intellettuale e scientifica.

Il secondo cambiamento, prosegue Wallerstein, si è avuto con la Rivoluzione Francese che, per i due secoli successivi, ha rappresentato l’evento di portata mondiale su cui poggia la geocultura di questo sistema-mondo dominato dal liberalismo centrista e che, nel normalizzare l’avvicendamento al potere, ha rimodellato altresì il concetto di sovranità attribuendolo ai cittadini. La geocultura liberale centrista del sistema-mondo post rivoluzionario che ha tenuto insieme religione e secolarismo, nazionalismi e movimenti antisistema, incorporando quelle alternative meglio favorevoli al capitalismo, si è infranta contro la spinta culturalista dei grandi movimenti di massa del 1968 sorti per combattere i pregiudizi socio-politici.

Questo terzo cambiamento epocale animato dalle culture antagoniste, ben descritto nel volume dall’autore, rappresenta una chiave interpretativa efficace per delineare i segni di alcune tra le più importanti forze centrifughe del nostro tempo, come i movimenti ispirati al sovranismo o in contrapposizione all’attuale sistema economico neoliberista.

L’obiettivo del volume è quello di evidenziare le caratteristiche su cui è imperniato lo studio dei sistemi-mondo e di sintetizzarne gli sviluppi più salienti, come la divisione assiale del lavoro tra i processi di produzione centrali e quelli periferici, la discussione sulla teoria illuministica dell’ineluttabilità del progresso – condivisa sia dal liberalismo che dal marxismo – e l’unificazione analitica tra le diverse scienze sociali. Più che sui singoli avvenimenti o episodi l’attenzione dell’autore si concentra sull’analisi dei processi che hanno occupato lunghi spazi temporali negli ultimi secoli, seguendo un approccio storico-metodologico molto simile a quello teorizzato da Braudel e una visione basata sul concetto di economia-mondo capitalista riprendendo i lavori di Polanyi che, in altro modo, usava identificare con il termine di mercato.

Il nucleo centrale dell’impianto teorico di Wallerstein racchiude una concezione del capitalismo originale rispetto alla scuola classica che lo pone come mero sistema di sfruttamento, non solo nella sua prerogativa di ordine commerciale aperto in cui vengono scambiate le merci, ma perché si traduce in un sistema capace di orientare le scelte di mobilità delle imprese in un’ottica di localizzazione, dei flussi di capitali e di merci, ma soprattutto perché risulta in grado di esercitare pressioni sugli enti statali al fine di ottenere politiche fiscali vantaggiose.