di Giulia Vincenti

1. Dati territoriali e sostenibilità ambientale

Il contesto contemporaneo offre un quadro tecnologico interessante, variegato e in continua evoluzione. Un contesto che di fatto ha sostanzialmente modificato le modalità di rappresentazione e di gestione del territorio. In particolare le modalità di rappresentazione, costruzione e diffusione dell’informazione geografica si sono evolute in pochi decenni in particolare con la tecnologia della rilevazione satellitare(GPS – Global Positioning System)[1]e con il GIS – Geographical Information System, strumento informatico che, unendo componenti hardware e software, permette la processazione e l’analisi in forma grafica dei dati riferiti a un territorio. Lo strumento cartografico è dunque arricchito, rilanciato e pare in grado di porsi come mezzo di traduzione dei principali principi della sostenibilità quali partecipazione, concertazione e pianificazione paesaggistica. La gestione sostenibile dei beni ambientali e paesaggistici si lega, infatti, all’uso della rappresentazione cartografica e ai processi di pianificazione. Tali strumenti permettono di tracciare tracciare un profilo strutturato, condiviso e geolocalizzato che permette di utilizzare il dato geografico in vista di previsioni evolutive e gestione sostenibile. Quella della gestione sostenibile è la prospettiva assunta in questa sede, in considerazione del fatto che la sostenibilità può essere intesa come una qualità dell’agire territoriale in virtù della quale le motivazioni e le regole che orientano e inquadrano tale agire risultano iscritte in uno specifico contesto ambientale e in un quadro sociale storicamente determinato (Calandra, 2006, p. 22), che è possibile leggere, rappresentare e gestire mediante gli strumenti cartografici.

L’impostazione di analisi ambientali in un’ottica di sostenibilità passa per l’integrazione dei dati territoriali e ambientali con quelli relativi al contesto sociale, politico ed economico con cui un determinato territorio dialoga. Occorre, infatti, creare le condizioni affinché le conoscenze ambientali possano integrarsi a vari livelli, tra i diversi settori e alle diverse scale di lettura. Inoltre, i fatti e i fenomeni ambientali, appartenenti ad un qualsiasi ambito tematico, assumono un significato concreto riferendoli al territorio in cui si manifestano. Nell’ambito delle riflessioni sulla sostenibilità ambientale è, infatti, opportuno distinguere almeno due tipi di contesto uno naturale e uno antropico, i quali presentano strettissime interrelazioni e reciproche trasformazioni. I fruitori di un determinato contesto ambientale e territoriale contribuiscono, mediante attività e abitudini di vita, alla sua modificazione, pertanto l’approccio alla pianificazione deve tenere conto del ruolo di chi abita e costruisce il paesaggio, ma anche di chi lo osserva, cercando di favorirne l’immagine e la conseguente lettura. Ambiente, paesaggio e territorio sono quindi indissolubilmente legati in un continuum per cui gli elementi del passato che delineavano il paesaggio diventano nel tempo i caratteri fondanti e caratterizzanti il territorio del futuro.
Dunque una pianificazione sostenibile dell’ambiente non è solo sinonimo d’innovazione e rinnovamento attraverso l’utilizzo, per esempio, di risorse a zero emissioni ma è anche sinonimo di conservazione, valorizzazione del passato e gestione dei rischi ambientali potenziali o manifesti.

2. Il rischio ambientale

Lo spazio-ambiente con i suoi limiti e il territorio con la sua evoluzione storico-culturale sono un nodo centrale della pianificazione sostenibile che, come risposta alle continue richieste di chi vive e osserva i luoghi, necessita di superare i limiti delle politiche settoriali, d’emergenza o dei progetti a breve termine. Particolare rilevanza assume nel quadro fin qui tracciato la questione della gestione del rischio ambientale. L’esigenza di una conoscenza puntuale e approfondita del livello di rischio a cui ogni territorio è soggetto è, infatti, resa ormai sempre più necessaria in considerazione della crescente frequenza di emergenze di varia natura. Se sul piano politico-istituzionale la gestione del rischio ambientale viene fronteggiata mediante la correlazione delle competenze, la comunità scientifica opera sforzi che tendono alla definizione degli scenari di rischio e alla realizzazione di modelli di previsione e prevenzione. La tecnologia GIS[2]assume in tal senso un’importanza notevole poiché tale tecnologia permette di analizzare le varie tipologie di rischio, definire mediante un approccio geografico i territori a rischio e mettere a punto strategie di previsione e prevenzione di rischi.
È possibile, per un determinato contesto territoriale, riuscire a calcolare la probabilità che si verifichi un evento, l’impatto che tale evento potrebbe avere il suo grado di accettabilità. [3]

In determinate situazioni paesistico-ambientali in cui il progresso tecnologico, gli insediamenti, la produttività umana e i cambiamenti indotti dalla società industriale hanno apportato modificazioni profonde è necessario considerare le situazioni di rischio ambientale come condizioni tali da necessitale imprescindibili valutazioni/identificazioni di beni la cui salvaguardia è indispensabile, in primis la vita umana, l’ambiente e il tessuto socio economico di una collettività.

La valutazione globale di un territorio implica il riconoscimento di numerose tipologie di rischio. Se da una parte il rischio ambientale è generato da situazioni o fenomeni naturalmente connaturati e sostanziali, dall’altra parte esso deriva in altri casi dall’opera dell’uomo. Il concetto di rischio conduce alla riflessione sulla questione dei beni irriproducibili. Per beni irriproducibili intendiamo quei beni che non possono tornare al loro stato iniziale dopo un determinato evento. La vita umana rappresenta, come facilmente intuibile, uno dei beni irriproducibili per eccellenza e assume particolare rilevanza nella gestione delle situazioni emergenziali. Altri beni irriproducibili sono rappresentati dalle innumerevoli opere d’arte presenti sul nostro territorio, dai paesaggi costituitisi in secoli di evoluzione, ma anche beni indispensabili quali aria, acqua e suolo (Andreani, Azzari, 2008, p. 2-3). Per quanto riguarda il contesto italiano, si può affermare che i principali elementi di rischio ambientale risiedono principalmente nel dissesto idrogeologico e terremoti per la loro elevata diffusione, oltre che in altri fattori di rischio tutt’altro che trascurabili quali per esempio i grandi vulcani attivi, Vesuvio e Etna, prossimi a zone densamente popolate o i frequenti ed estesi incendi boschivi nella stagione estiva. Decisamente critica è inoltre la condizione di vaste aree del Mezzogiorno dove la particolare struttura geologica e geomorfologica del suolo fa sì che i rischi idrogeologico e sismico siano altissimi e spesso anche associati; a seguito di scosse di terremoto, anche di non elevata magnitudo, si registra infatti il frequente aggravamento di forme di dissesto, che mettono in pericolo l’incolumità delle persone e lo sviluppo delle zone colpite. [4]

3. Metodologie operative GIS per la gestione dei rischi ambientali

Delineare, seppure brevemente, le varie tipologie di rischio ambientale lascia emergere la necessità di un’approfondita conoscenza del dato territoriale e della sua interazione con i fruitori e le attività e essi svolgono sul territorio. Il rischio ambientale dunque è valutabile mettendo in correlazione gli elementi relativi alle caratteristiche fisiche del territorio con la presenza e le attività umane. Va inoltre considerata l’esigenza di mettere a confronto elementi geografici diversi e difficilmente correlabili e di esaminarli diacronicamente per studiare le dinamiche che interagiscono e si modificano nel tempo in una stessa area.

Le esigenze delineate possono essere soddisfatte dall’utilizzo dei sistemi GIS, strumento informativo fortemente orientato a trattare dati geografico-territoriali. Il sistema GIS comprende sia una struttura fisica, hardware, con cui memorizzare ed elaborare le informazioni, sia le logiche organizzative per l’accesso e l’utilizzo delle funzionalità e dei dati che mette a disposizione. Dunque un GIS, correttamente progettato, presenta tutte le potenzialità di un sistema informatico – affidabilità, velocità di elaborazione, ripetitività dei processi, scalabilità, estendibilità – unitamente all’informazione geografica.

L’impostazione GIS è regolata dal principio fondamentale per cui si creino livelli informativi composti da elementi aventi ognuno una specifica forma, che descrive l’estensione del fenomeno ed è localizzata in una determinata parte del globo terrestre attraverso una serie di coordinate relative a uno specifico sistema di riferimento cartografico. A ogni elemento geografico è possibile associare una serie di attributi per la descrizione qualitativa e funzioni software specifiche compiono operazioni matematiche sugli attributi per confrontare e analizzare le relazioni spaziali, le caratteristiche territoriali e gli eventi che interessano l’area in esame. Ciò rende possibile il confronto tra dati forniti da fonti diverse, anche quando la sola correlazione tra questi dati risulta essere la posizione geografica reciproca.

4. Il progetto GIS4RISKS

In merito alla prevenzione e gestione del rischio ambientale, soprattutto per quel che riguarda eventi sismici e vulcanici, si ritiene interessante evidenziare il progetto GIS4RISKS che attraverso l’interdisciplinarietà tra scienze geografiche, ingegneristiche e geofisiche, e strumenti geotecnologici e geomatici, sta producendo studi applicativi unendo la dimensione dell’analisi diacronica a quella dell’analisi geospaziale, con particolare riferimento alla provincia di L’Aquila e alle zone vesuviane e flegree.[5]

Per quel che riguarda la zona dell’Aquila il progetto prende in considerazione, per l’analisi dei danni pre e post-sisma, una vasta area del comune gravemente danneggiato in termini di costruzione di edifici, lacerata nel suo storico-culturale patrimonio e nel suo equilibrio socio-economico devastato dal terremoto del 6 aprile 2009. La proposta è quella di valutare l’eventuale esistenza di una relazione tra il periodo di costruzione e i risultati di conformità alle norme di sicurezza degli edifici, per mezzo di metodologie geografiche specifiche e funzioni di GIS, che consentano l’integrazione, elaborazione e sovrapposizione di dati, cartografie e foto satellitari di vario tipo. Per una disamina dell’evoluzione urbanistica dell’area oggetto di studio, è stata inoltre prodotta una rappresentazione GIS mediante l’uso combinato d’immagini provenienti da fonti diverse in particolare ortofoto ad alta risoluzione, piani regolatori con scala di 1:2. 000, cartografia topografica IGM con scala di 1:25. 000, mosaici di fotogrammi derivanti da diverse acquisizioni.

Il progetto ha reso dunque possibile identificare il periodo di costruzione e le modalità di modellazione delle strutture. Questo censimento dettagliato ha permesso di mappare circa 5.940 strutture, ognuna delle quali è stata messo in una delle classi appositamente create al fine di suddividere la costruzione intervallo di tempo (fino al 1955 1956-1975; 1976-1988; 1989-1994; 1995-2000; 2001-2006; 2007-2012; 2013-2015). Un’analisi quantitativa è stata associata con la rappresentazione cartografica che esprimono le percentuali di mq di ogni periodo di costruzione rispetto al totale. I risultati delle norme di sicurezza e conformità registrata dopo il terremoto sono stati associati con i dati per quanto riguarda la ricostruzione dell’evoluzione urbanistica.

Figura 1

La figura 1 mette a confronto sopra, una panoramica generale della città de L’Aquila con lavori di rinforzo di edifici, patching provvisorio e rivestimento impermeabile dei tetti (in blu, rosso o nero) nel marzo 2012. Sotto, una vista di piazza del Duomo a L’Aquila. Danni considerevoli, evidenziati nell’ovale rosso e i conseguenti numerosi lavori da fare: la protezione – cerchio bianco – delle chiese, patching provvisorio, rivestimento impermeabile dei tetti (in nero, blu o rosso), diverse gru erano evidenti nel mese di marzo 2012 a questa scala geografica e altri dettagli diventano più chiari con zoom progressivo. Foto: Unità geografica (dipartimento di documentario, linguistico-filologico e scienze geografiche) della Sapienza Università di Roma (in collaborazione con GREAL, Università europea di Roma). Fonte: Pesaresi, Cristiano; Lombardi, Mara. GIS4RISKS project. Synergic use of GIS applications for analysing volcanic and seismic risks in the pre and post event. Rivista J-Reading n. 2-2014: Journal of research and didactics in geography, 2015, 2: 9.

Dalla sovrapposizione di due strati d’informazioni e seguendo le elaborazioni appropriate, l’obiettivo è identificare se ci sia un particolare periodo di costruzione che abbia restituito costruzioni più vulnerabili sotto lo stress dei terremoti. Pertanto l’obiettivo è quello di valutare – anche mediante analisi statistica – se gli edifici che sono stati perturbati da più gravi danni strutturali sono stati costruiti in periodi storici specifici, se l’evento ha prodotto danni essenzialmente riconducibili alle modalità di costruzione e materiali, indipendentemente dagli anni di costruzione. In termini di riproducibilità, il progetto intende coinvolgere gli amministratori pubblici sulla questione fondamentale della corretta lettura e interpretazione anche da parte della comunità, sia dei i rischi sismici, sia di quelli vulcanici, i quali richiedono un maggiore innalzamento della consapevolezza e il giusto comportamento da seguire in caso di emergenza.
Ad esempio, per quanto riguarda il rischio vulcanico nella provincia di Napoli, altro ambito specifico d’interesse del progetto, in una condizione di evento pre, i principali risultati possono essere utilizzati per definire una classificazione di municipalità soggette a maggiori rischi e fornire valori specifici in ordine crescente, per aggiornare ed estendere il modello di “rischio sociale” introdotto. È inoltre possibile identificare, mediante simulazioni, le soglie demografiche che consentirebbero la riduzione del livello di rischio, valutare l’importanza storica e culturale dei centri storici e la loro perdita connessa in caso di eventi, la storia scientifica elaborata mappe per mostrare – anche attraverso la sovrapposizione tra cartografia storica e attuale – le trasformazioni nel corso dei secoli e nel ultimi decenni, aree critiche e gli scenari delle eruzioni, promuovere una consapevolezza diffusa del rischio.

Figura 2

Figura 3

Figure 2 e 3: Sopra, uno particolare su una parte del foglio n.9, con il comune di Torre del Greco evidenziata, della “Carta Topografica ed Idrografica dei contorni di Napoli levata per ordine di S.M. Ferdinando I Re del regno delle Due Sicilie dagli uffiziali dello Stato Maggiore e dall’ingegneri topografi negli anni 1817-1818-1819” (aggiornato fino al cratere del Vesuvio 1862). Qui di seguito, la stessa immagine con una vera e propria sovrapposizione Basemap ottenuti da ArcGIS 10.3 con una trasparenza del 80% che permette un’analisi geografica altamente dettagliata. Dati georeferenziati ed elaborati da D. Pavia e C. Pesaresi. Fonte: BAIOCCHI, Valerio; PESARESI, Cristiano. GIS4RISKS: Geographic Information System for Risk Image–Safety Key. A methodological contribution to optimise the first geodynamic post-event phases and to face emergencies. J-Reading-Journal of Research and Didactics in Geography, 2015, 2.

Le persone che vivono in area vesuviana hanno dimostrato in studi precedenti (Davis et al., 2005, p. 1) bassi livelli di capacità percepita di proteggersi dagli effetti di un’eruzione e una scarsa consapevolezza riguardante i piani di evacuazione e poca di fiducia nel successo di tali piani. Il livello di preparazione dei giovani nelle aree urbane del Vesuvio per quel che riguarda la percezione del rischio vulcanico evidenzia la necessità di uno sforzo rilevante per migliorare le strategie di comunicazione finalizzate a facilitare la gestione di eventuali situazioni di emergenza. Pertanto, è importante sfruttare l’attuale periodo di quiescenza al Vesuvio per migliorare la precisione della percezione del rischio dei giovani nelle comunità locali (Carlino et al., 2008, p. 229). Le persone necessitano e richiedono un maggiore coinvolgimento nelle discussioni pubbliche che riguardano la pianificazione d’emergenza e la preparazione individuale con scienziati e funzionari della protezione civile pianificazione di emergenza e misure di preparazione individuale. Di conseguenza, focalizzare l’attenzione sul progetto di GIS4RISKS permette di comprendere come sostenibilità ambientale e gestione del rischio passino inevitabilmente dalla lettura del territorio, attraverso indagini sul campo, l’approccio interdisciplinare e le potenzialità offerte da geotecnologie. Allo stesso tempo una diffusa educazione ai rischi deve essere favorita, coinvolgendo persone e soprattutto i giovani in un sistema di comunicazione e didattica che può raggiungere tutti come basato su applicazione web e social network, ma non casuale ma collegato con le scienze geografiche e mediato dal GIS.

Parole Chiave: GIS, rischio ambientale, prevenzione
Key words: GIS, environmental risk, prevention

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Baiocchi, V., Pesaresi, C., “GIS4RISKS: Geographic Information System for Risk Image–Safety Key. A methodological contribution to optimise the first geodynamic post-event phases and to face emergencies”, in J-Reading-Journal of Research and Didactics in Geography, 2015, 2.

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[1]Il primo maggio 2000 il presidente statunitense Clinton decide di liberalizzare del tutto l’uso del segnale GPS. Sviluppato negli anni Ottanta per scopi militari, infatti, fino ad allora il Dipartimento della Difesa USA, degradava intenzionalmente la precisione del GPS commerciale fino a un errore di cento metri, riservando il sistema preciso solo per usi militari.

[2]È opportuno precisare che la definizione di GIS riunisce estensivamente tutte quelle specializzazioni dell’informatica orientate alla cartografia digitale, alla raccolta ed analisi di dati riferiti ad elementi georeferenziati (identificati con una forma e una localizzazione sul globo terrestre), alla loro integrazione con banche dati alfanumeriche e alla loro condivisione.

[3]Per accettabilità di una situazione di rischio s’intende quanto questa sia contenuta in rapporto all’entità dei danni ipotizzati in limiti quantitativi e qualitativi ritenuti sopportabili dalla collettività interessata. Cfr.: Andreani, G., Azzari, M. (2008), Tecniche GIS per lo studio dei territori a rischio, disponibile da: https://flore.unifi.it/retrieve/handle/2158/339242/8826/1.Andreani_Azzari_GIS-rischio.pdf.

[4]Per un completamento esaustivo dei dati relativi all’ambiente nazionali si rimanda all’Annuario dei Dati Ambientali dell’ISPRA – istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, disponibile da: http://annuario.isprambiente.it

[5] Cfr.: Baiocchi, Valerio; Pesaresi, Cristiano. GIS4RISKS: Geographic Information System for Risk Image–Safety Key. A methodological contribution to optimise the first geodynamic post-event phases and to face emergencies. J-Reading-Journal of Research and Didactics in Geography, 2015, 2; PESARESI, Cristiano; LOMBARDI, Mara. GIS4RISKS project. Synergic use of GIS applications for analysing volcanic and seismic risks in the pre and post event. Rivista J-Reading n. 2-2014: Journal of research and didactics in geography, 2015, 2: 9.