Recensione di Sascha Mauro De Giovanni

Il volume pubblicato in Italia nel 2019 da Mondadori racchiude le principali opinioni e riflessioni di Jeremy Rifkin rispetto all’emergenza climatica planetaria in corso e ai possibili scenari futuri. L’autore è un’economista, sociologo e attivista statunitense del movimento pacifista e ambientalista, presidente della Foundation On Economic Trends di Washington, nonché docente alla Wharton School of Finance and Commerce dell’Università della Pennsylvania, dove insegna nell’ambito dei corsi sul rapporto tra l’evoluzione scientifica, progresso tecnologico e sviluppo economico, ambientale e culturale.

L’obiettivo fondamentale del saggio è quello di affrontare il tema sferzante del cambiamento climatico muovendo da più fronti di osservazione. Da una parte quello dell’opinione pubblica – o meglio dei millennial – generazione particolarmente sensibile all’argomento e da qualche tempo impegnata nelle campagne di promozione dei programmi all’interno dell’agenda politica dei leader mondiali; dall’altro lato, parallelamente, il punto di partenza dell’indagine è rappresentato dal mutamento dell’attuale sistema delle imprese che si tradurrà nell’inevitabile abbandono dell’economia legata all’utilizzo dei combustibili fossili.

Secondo l’autore, infatti, l’economia globale si sta evolvendo verso una nuova rivoluzione industriale e un futuro ad emissioni zero di carbonio grazie all’uso delle fonti rinnovabili e delle tecnologie informatiche, proprio come già avvenuto nel corso della Prima Rivoluzione Industriale a seguito delle scoperte sul vapore e della Seconda Rivoluzione Industriale segnata dal petrolio e dalla telefonia. Sebbene questa evoluzione condurrà ad un miglioramento sul piano ambientale in termini di consumo delle risorse, Rifkin sottolinea come lo spostamento repentino e massiccio degli investimenti e delle finanze di moltissime imprese sulle fonti energetiche sostenibili avrà ripercussioni negative a causa della bolla economica generata dal crollo dei combustibili fossili nei mercati entro il 2028.

Alla luce di questo scenario, sottolinea l’autore, è indispensabile predisporre un piano economico per scongiurare il crollo dell’economia mondiale – o quantomeno per ridurne i rischi – ponendo al centro di esso una visione politica in grado di favorire il passaggio ad una nuova era ecologista e, conseguentemente, salvare la terra dagli effetti dovuti al riscaldamento globale. Questo Green New Deal per il mondo, aggiunge Rifkin, non deve coinvolgere solo le grandi città, ma raggiungere anche i centri più piccoli e le comunità rurali, per consentire all’umanità di perseguire gli obiettivi non più differibili di decarbonizzazione e di sostenibilità ambientale.

Come tutte le grandi trasformazioni economiche della storia, scrive l’autore, anche la terza rivoluzione industriale presenta i tre elementi distintivi di un’infrastruttura a livello sociale che, interagendo tra loro, consentono al sistema di funzionare: comunicazione, energia e trasporto. Se mancasse una di queste componenti, precisa Rifkin, non si potrebbe gestire, organizzare e trasferire l’attività economica e sociale sul pianeta e, coerentemente, le nuove infrastrutture di informazione, di energia e di mobilità non riuscirebbero a modificare l’assetto temporale e spaziale della società e a creare nuovi modelli di business e di governance. Tale modello, ricorda infatti l’autore, è lo stesso che ha consentito nel XIX secolo di realizzare la piattaforma tecnologica comune che ha portato alla Prima Rivoluzione Industriale sulla scia delle invenzioni e delle applicazioni di quel tempo (telegrafo-carbone-locomotiva a vapore); successivamente, nel XXI secolo altre scoperte e impieghi, quali il telefono, la radio e la televisione, unitamente alla distribuzione su vasta scala del petrolio e alla diffusione dei veicoli a combustione interna, hanno mutato la piattaforma precedente e dato vita ad una nuova rivoluzione.

L’autore non si limita a descrivere le fasi di sviluppo della Terza Rivoluzione in atto ma ne contempla una serie di aspetti peculiari e di riflessioni fornendo, anche al lettore meno esperto, una facile chiave interpretativa del fenomeno e una connessione di soluzioni operative per rendere possibili le nuove opportunità commerciali e i nuovi posti di lavoro. Secondo Rifkin, infatti, è necessario passare dall’economia capitalistica a quella collaborativa (sharing economy), specie in virtù dell’ammodernamento delle infrastrutture derivante dalla tecnologia 5G, da un sistema integrato di energie pulite e da una rete di mobilità e logistica digitalizzata (veicoli con pilota automatico, intelligenza artificiale, internet delle cose) che, con un green new deal, si otterrebbero interamente da fonti rinnovabili.

Nel capitolo più interessante del volume l’autore illustra alcuni recenti rapporti economici e finanziari condotti da prestigiose società del settore e ripercorre brevemente la storia degli investimenti socialmente responsabili dalla fine degli anni ’70 per rivelare l’ormai imminente passaggio al nuovo capitalismo sociale.